Lutto. Il ricordo di Fisy D’Aquila

Oggi è venuto a mancare Efisio D’Aquila, noto Fisy, pilota cagliaritano degli anni ’60, ’70 e ’80.
Fisy D’Aquila iniziò a correre nel 1966, riuscì a partecipare all’ultimo Rallye Internazionale della Sardegna con Tore Meloni su una Fiat 124. Sempre in quell’anno fece il Rally di Chia con Sandro Angioni al volante di una 500 (vettura messa a disposizione dall’amico Gianni Secchi). Dopo il diploma, il padre gli regalò una Mini Cooper 1000 e con quella partecipò a tutte le gare dell’Isola: Campuomu, Iglesias Sant’Angelo e Alghero-Scala Piccada, vincendo sempre la classe.
Poi, nel 1970 acquistò la HF 1300 e la inaugurò alla Iglesias-Sant’Angelo. L’anno successivo, al termine della San Gregorio Burcei, Mario Casula gli presentò il presidente del Jolly Club di Milano Roberto Angiolini e iniziò a correre per la sua Scuderia. D’Aquila prese una Zagato, la affidò nelle mani del preparatore Faccetti, e così iniziò l’avventura nel Campionato Italiano e in quello Europeo.
La prima gara fu la Burcei che non vinse per un soffio. Come aveva ricordato Fisy D’Aquila in un’intervista rilasciata alla nostra testata giornalistica nel 2010: “La Zagato aveva la trazione anteriore e in caso di pioggia ero avvantaggiato. Infatti mi avevano soprannominato l’indiano, perché speravo sempre che piovesse”.
La gara che lo entusiasmava maggiormente era la Monte Acuto-Campuomu. Nella sua vita sportiva ha incontrato sempre persone molto generose che gli hanno dato preziosissimi consigli, tra questi, Carletto Facetti, il “Brizzolato” e Mario Casula. E anche lui, a sua volta, metteva la sua esperienza a disposizione delle nuove leve.
Nel 1972 arrivò secondo al Campionato della Montagna e nel 1973 lo vinse. Nel 1973, dopo il servizio di leva militare, riprese a correre con una Porsche Carrera e gareggiò nel Campionato Europeo.
Dal 1976 guidò diverse vetture, dalla Lancia HF 1600 alla Porsche, all’Alfa di Gigi Riva che la concessionaria del suo carissimo amico Albino Cocco (venuto a mancare nei giorni scorsi) gli aveva gentilmente fatto allestire per correre delle gare in Sardegna e, con quell’Alfa, fece soprattutto dei rally nel nuorese.
Successivamente, dovette impegnarsi maggiormente nell’azienda di famiglia in quanto nel 1989 venne a mancare suo padre. Correva per divertirsi e questo avrebbe potuto farlo anche in Sardegna, infatti gareggiò nei Rally, Minirally e nelle gare di regolarità.
Nel 1990, con una HF 1600, vinse molte gare, poi con una Delta Integrale preparata dal siciliano Filippo Ferraro, partecipò al Campionato Sardo Rally su Terra.
In seguito, con la Sierra, fece diverse gare su pista, e con la Porsche del preparatore di Biella Willy, corse numerose gare con ottimi piazzamenti.
Nel 1994 decise di smettere perché – come sottolineò Fisy D’Aquila – le gare andavano preparate con cura e correre tanto per partecipare, avrebbe portato scarsi risultati.
Un aneddoto riguarda la sua amicizia con l’indimenticato Mauro Nesti. Per prepararsi alla Trento-Bondone, gli fece fare tutto il percorso a piedi, ben 21 chilometri. Gli insegnò che il percorso andava studiato a piedi, solo così non ci si faceva male.
Amava le salite, ma ciò che più gli piaceva era correre sullo sterrato. Tra i tanti piloti ammirati da Fisy D’Aquila, Mauro Nesti e Markku Alen con il quale ebbe il piacere di salire a bordo prima di un Rally Costa Smeralda (in quanto conoscitore del percorso) per provare la vettura messa a disposizione dal Jolly Club che gli affidò l’incarico.
D’Aquila ha guidato tantissime macchine e quella che gli ha regalato maggiori soddisfazioni è stata la Zagato preparata da Facetti.
Inoltre, per diversi anni, Fisy D’Aquila si è occupato di automobilismo in un’altra veste, in qualità di editore della rivista AutoMotoSardegna con le firme di Andrea Coco, Francesco Birocchi e Mario Lastretti.
Nel 1995 terminò la sua carriera agonistica con un secondo posto assoluto al “Rally del Sarrabus” con una Ford Sierra di Filippo Ferraro.
Fisy D’Aquila verrà ricordato, oltre che per essere stato un ottimo pilota, anche per la sua simpatia e per il suo modo di raccontare gli aneddoti di una lunga carriera sportiva, contraddistinto dallo sguardo sognatore da ragazzo, riportando in auge un passato non così remoto.
Ciao Fisy…
La nostra redazione si stringe al dolore della famiglia D’Aquila per la perdita del caro amico Fisy.

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