Amarcord. Le donne e le mamme ai tempi di André Citroën

Nel 1920 le donne rappresentavano oltre il 50% dei dipendenti di Citroën. Proprio per loro, all’interno delle sue fabbriche, André Citroën aveva messo a disposizione strutture e servizi incredibilmente all’avanguardia per i tempi, tra cui asili nido con lavanderia, cucine e sale per l’allattamento (dove le madri potevano allattare i propri figli 5 volte al giorno), 4.000 spogliatoi individuali, un locale infermeria, incluso un ambulatorio ginecologico, tanto che si consigliava alle donne parigine di “andare a partorire in Citroën”. Il sogno di André Citroën era quello di garantire qualità della vita a tutti i suoi dipendenti, anche alle mamme e ai loro piccini, per i quali creò libri, giocattoli e macchinine, dapprima spinte a pedali e poi con motore elettrico. Nel 1938 anche la futura Regina d’Inghilterra “guidava” una “Citroënnette”!
“Le donne sono sempre state molto rispettate al quai de Javel e noi facciamo sempre di tutto per piacere loro”. Così André Citroën rispondeva nel 1924 ad un giornalista stupito nello scoprire dentro alla fabbrica Citroën la presenza di cooperative di consumo, cinematografo, asili nido, ambulatori medici (incluso lo studio del ginecologo) e di spazi ricreativi condivisi, come le mense con menù identico per operai, impiegati, quadri e dirigenti, in un’atmosfera assolutamente cordiale. La fabbrica Citroën si prendeva così tanta cura delle donne che vi lavoravano che a Parigi si diffuse una canzoncina che invitava le future mamme ad andare a partorire… in Citroën!
Già nella progettazione della fabbrica, André Citroën aveva tenuto conto delle differenze fisiche tra uomini e donne, esaltando le capacità manuali di queste ultime in fatto di sensibilità e delicatezza e fornendo loro i mezzi ausiliari per alleviare lo sforzo necessario alle attività della fabbrica, come i carrelli a trazione elettrica (siamo nel 1915!) per spostare le rastrelliere con i proiettili o i nastri trasportatori che portavano in giro i pezzi semilavorati (all’epoca tutte le industrie francesi erano state riconvertite per lo sforzo bellico della Grande Guerra).
André Citroën aveva sposato per necessità le teorie di Frederick Winslow Taylor, l’ingegnere americano di origini irlandesi che aveva concepito l’organizzazione scientifica del lavoro, ma le aveva rese più umane, cancellando almeno in parte gli effetti alienanti della catena di montaggio.
Nel 1918, André Citroën decise di dedicarsi alla produzione di automobili, impiegando i metodi di Taylor per la razionalizzazione della catena di montaggio. All’interno della fabbrica c’erano già gli impianti per la produzione di tubi e di acciaio a taglio rapido che permettevano di far funzionare le macchine tre volte più velocemente e c’erano le operaie. Si trattava di combinare le cose, riqualificando il personale ed ampliando lo stabilimento.
Dopo aver costruito un nuovo capannone di 18.000 metri quadri, André Citroën avviò la produzione delle macchine necessarie alla fabbricazione di automobili, impiegando 3.500 operai e (soprattutto) operaie che divennero 11.700 alla fine del 1918, quando, con il ritorno dei militari dalla guerra, la percentuale delle donne scese al 21%. Ma l’apprezzamento di Citroën per l’efficienza, la precisione e la sensibilità femminile era tale che nel 1920, a produzione avviata, l’organico della fabbrica crebbe in maniera significativa e le donne rappresentarono oltre il 50% dei dipendenti del Double Chevron!
A loro disposizione, nella fabbrica di Javel c’erano 4.000 spogliatoi individuali, 1.300 lavandini, 250 wc. L’infermeria, diretta da un primario a tempo pieno, disponeva di molti locali d’attesa, un laboratorio d’analisi, una stazione radiografica, l’ambulatorio ginecologico, la sala d’allattamento e quella operatoria: una vera e propria clinica completa, con dodici infermiere, per poter garantire a tutti l’assistenza e le cure necessarie.
L’asilo nido era situato in una vecchia scuola nel cortile interno di Javel. Dal lunedì al sabato, nei suoi quattro piani ospitava i bambini di età inferiore ai tre anni, era dotato di lavanderia e cucine separate da quelle della fabbrica e consentiva alle madri di allattare cinque volte al giorno i propri figli. Giovani ragazze si prendevano cura dei bambini mentre in una proprietà contigua erano ospitate le madri per la convalescenza post-parto ed i bambini più grandi.
André Citroën è stato tra i primi a comprendere che la qualità del lavoro è collegata a doppio filo alla qualità della vita di chi lavora, e che il sorriso sul volto dei suoi dipendenti, uomini e donne (e dei loro figli), è un tesoro senza prezzo.
Dimostrò questa sua convinzione, non solo mettendo a disposizione degli operai delle sue fabbriche strutture e facilitazioni incredibilmente all’avanguardia per i tempi ma anche pensando ai più piccini. Secondo André Citroën, infatti, le prime parole che un bimbo doveva imparare a pronunciare erano «maman, papà, Citroën» e fu così che ebbe inizio la produzione delle automobiline giocattolo in scatola di montaggio: “Les Jouets Citroën”.
Ogni bimbo poteva avere la sua auto in miniatura, in tutto e per tutto uguale a quella dei genitori, e l’idea ebbe talmente successo che furono costruite anche delle automobiline a pedali perfettamente fedeli alle originali, in seguito a motore elettrico chiamate “Citroënnette” e nel 1938 due di questi esemplari furono regalati alle principesse inglesi Elisabeth e Margaret.
Ad oggi, si possono trovare sul mercato a prezzi assolutamente accessibili, Citroën 2CV a pedali, fedeli nei colori alle originali, solitamente in scala 1:4, per futuri “citroënisti”, dai tre anni in su.
Fonte e foto: ufficio stampa Citroën

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